Tagli ai rincari autostradali, salta il casello di Bibione ?

Casello autostradale
Casello autostradale
Casello autostradale

Riportiamo una dichiarazione rilasciata a TelePordenone da Lucio Leonardelli (ex vicepresidente di Autovie Venete), nella quale commenta i rincari dei pedaggi autostradali entrati in vigore da inizio Gennaio e le possibili conseguenze sui progetti/lavori per la realizzazione della terza corsia sulla tratta autostradale A4 Venezia/Trieste, del casello di Bibione e di quello di San Stino di Livenza.

E’ chiaro – afferma Leonardelli – che se la questione la si analizza sotto l’aspetto dell’utente, e anche io lo sono, non ci può essere che una moderata soddisfazione considerato che rispetto al previsto aumento di circa il 13% il governo ha autorizzato ad Autovie l’applicazione di una tariffa maggiorata solo del 7,17%, quindi quasi la metà e ciò evidentemente non può che essere positivo per chi utilizza l’autostrada.
D’altro canto però è anche vero che le uniche forme di finanziamento per poter attuare i propri programmi di opere previsti sono i pedaggi e fino ad oggi Autovie Venete, che era stata la concessionaria autostradale con le tariffe più basse in assoluto fino a poco tempo fa, ha impostato il proprio piano finanziario proprio tenendo conto dell’adeguamento cadenzato degli stessi pedaggi, in base al volume di traffico sulla propria rete in concessione, con un ammortamento trentennale in grado di sostenere gli investimenti previsti, soprattutto la terza corsia il cui costo è di circa 2 miliardi di euro.
Leggo che la presidente regionale del Friuli Venezia Giulia, nonché commissario per l’emergenza sulla A4, Debora Serracchiani afferma che l’opera in questione non è assolutamente compromessa e che si farà regolarmente.
Nello stesso tempo il presidente di Autovie Venete ha dichiarato che bisognerà ovviamente pensare a soluzioni diverse per poter far fronte ai costi necessari ed è, a mio avviso, una dichiarazione questa oggettivamente condivisibile, anche se con la crisi che oggi il nostro Paese sta attraversando diventa difficile pensare che ci possano essere possibilità di usufruire di contributi soprattutto statali, al di là dei 130 milioni che sono stati previsti nella legge di stabilità, per lo più in due anni, che di certo non sono tali da poter risolvere il problema.
Ora è evidente che si può discutere se la terza corsia sia ancora utile o meno, anche a fronte di un traffico che non sembra aumentare ma invece appare leggermente in calo, però è fuor di dubbio che se l’opera deve essere fatta, come personalmente ritengo, bisogna valutare le singole situazioni con la dovuta attenzione.
Mi riferisco in particolare al secondo lotto che interessa direttamente il territorio che va da San Donà di Piave fino al fiume Tagliamento, comprendendo quindi anche tutto il portogruarese.
Si tratta di un lotto di circa 33 km che non è ancora andato in gara e per il quale sembra si stia studiando da parte della struttura commissariale la possibilità di spacchettarlo in due o tre mini lotti, sia per renderlo più appetibile anche alle piccole e medie imprese e sia, probabilmente, per ricercare forme di finanziamento più differenziate.
Al di là se ciò si avvererrà o meno, ritengo sia opportuno che sul fronte Veneto ci sia l’attenzione necessaria affinchè si completino comunque le opere previste in quanto, a fronte di minor introiti, non c’è dubbio che saranno inevitabili tagli e limature rispetto a quanto già ipotizzato, per cui sicuramente a farne le spese saranno le opere accessorie previste per il secondo lotto (il terzo e il quarto sono già andati in gara mentre il primo è in fase di realizzazione), a partire dal nuovo casello di San Stino che non credo, a questo punto, che si farà.
Così come penso sia ormai da ritenere che nemmeno il casello di Bibione potrà vedere la luce, opera per la quale si prevederebbe un intervento di almeno 60 milioni di euro, dato che il relativo progetto è ancora fermo alla fase preliminare e, pur sperando di sbagliare, a fronte della necessità di ritoccare all’ingiù gli interventi, è facile che tale infrastruttura possa essere la prima a venire tagliata, o quanto meno diluita ulteriormente nel tempo“.

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